evento installazione con due danzatrici(-tori) e un improvvisatore musicale
Il lavoro non racconta una storia, ma mostra cambiamenti organici, e metamorfosi del corpo date da convulsioni interne che si espandono ed attraversano il corpo fisico.
Una visione apocalittica, un urlo straziato e, al contempo silenzioso, dell’essere.
Non c’è pensiero, ma un sentire congelato da condizioni che imprigionano il corpo in uno “STARE” contratto e distrofico:
– come corpi di delfini arenati su spiagge di petrolio e scariche tossiche
– osservando impotenti il cambiamento inesorabile
– assistere inevitabilmente alla trasformazione e farne parte.